ATLA(S)NOW
RESIDENZE
ALESSANDRO BULGINI (2016)
RESIDENZE   ALESSANDRO BULGINI (2016)

In occasione della sua residenza ad atla(s)now, Alessandro Bulgini ha sviluppato un’intensa attività con la comunità Amazigh di Imlil, portando tra i loro villaggi il suo progetto relazionale “OPERA VIVA”.[ leggi tutto ]

Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)
Alessandro Bulgini residency (2016)

A partire dal 2011, e con l'intento di divulgare l'espressione artistica in maniera libera e senza filtri, Bulgini realizza piccoli ed effimeri gesti visivi di natura pittorica, scultorea e performativa tra le strade delle città, con l’obiettivo di stimolare la gente comune a riappropriarsi dei loro luoghi, comprese le storie e culture ad essi riconducibili.
Vestito con un’uniforme rossa, l’artista si rende riconoscibile alle persone come un segnale mobile, un'anomalia all’interno di un paesaggio, un’opera d’arte vivente, che fa dell'oggetto d'arte un luogo di dialogo e di relazione. Gli interventi visivi realizzati per lo scenario in questione (sociale, urbano, architettonico, etc.), diventano, infatti, “pretesti” – come è lui stesso a definirli – per instaurare un rapporto di sincero scambio con chi quello scenario lo vive ogni giorno dagli occhi della routine, ma che, in questo modo, si svela, di contro, per la sua inaspettata straordinarietà.
Per Atla(s)now, Bulgini ha in particolar modo lavorato sulla costruzione di scale. Avvalendosi dell’aiuto di falegnami locali, Bulgini ne ha realizzate di varie dimensioni, che ha decorato e poi regalato alla gente del posto, come ad esempio, quella realizzata per il negozio di gioielli del giovane Moustapha, il negozio di tappeti dei fratelli Mohamed e Said e infine per le giovani sarte locali dell’associazione Thamghart Noudrarma. Con queste ultime in particolare, l'artista ha lavorato due giorni, chiedendo loro di ricoprire liberamente la scala azzurra da lui dipinta. Il risultato finale è una scala meravigliosamente ricoperta di inserti tessili di ogni tipo, come lane, cotoni, tessuti e ricami.
Tra le attività più intense, c'è l'ambiziosa decorazione delle due scale anti-incendio della torre dell'eco resort Kasbah Du Toubkal, poste a 30 metri da terra, che l'artista, gradino dopo gradino, dall'alto verso il basso ha piano piano decorato completamente. Come le altre, anche quest'ultima scala è stata decorata con colori tipici della cultura berbera: l’azzurro dell’oceano, il marrone della terra, il rosso della bandiera, il verde della natura e il giallo del deserto del Sahara. Lo stesso vale per la simbologia. Ovvero sia, segni tipici della medesima cultura, sorta d triangoli contrapposti con una riga in mezzo, il cui andamento ondulatorio - racconta Said ad Alessandro durante una delle loro discussioni - rappresenta gli alti e bassi del divenire.
L’uso di elementi fortemente caratterizzanti del luogo, e l’acquisizione di codici formali facilmente comprensibili per la comunità, hanno fatto di queste scale, un veicolo efficiente di relazione, un collante straordinario tra persone, che è ora possibile incontrare passeggiando tra i vari sentieri, a testimonianza di un passaggio delicato e poetico, come appunto delicato e poetico è stato il passaggio di Bulgini tra loro.
L'artista ha scelto la scala crome oggetto di indagine, in quanto fortemente parte della routine giornaliera di queste comunità. Grandi, piccole, di legno, ferro, ben costruite, altre ancora, realizzate un po' alla buona. Se ne vedono ovunque. Fuori dai negozi, case, ristoranti, alberghi, sale da tè e lungo le strade. Molte se ne trovano negli appezzamenti di terreno, i cui terrazzamenti impongono un costante sali e scendi; mentre altre, appoggiate agli alberi nel mezzo di un sentiero, se ne stanno lì in solitudine in attesa che qualcuno le usi per la raccolta dei frutti. Sebbene poco appariscenti, le scale occupano un ruolo così cruciale nella vita di queste comunità, che l'interesse di Bulgini nel crearne di nuove o decorarne di esistenti, ha immediatamente catturato l'attenzione e la simpatia degli abitanti. L'artista ha fatto dunque in modo che il loro carattere visivo venisse potenziato attraverso un processo di decorazione, che pur lasciando alle scale la loro sostanziale funzionalità, ne ha verticalizzato l'aspetto formale. Rinnovate nella portata visiva, queste scale, sublimate ad un livello simbolico, sono ora in grado di raccontare, non solo la loro specificità di semplici oggetti funzionali, ma di simboli di un'intera comunità e la loro identità.
A conclusione della sua residenza, Alessandro Bulgini ha infine realizzato un monumento Amazigh per il villaggio di Asni. Con l'aiuto dei ragazzi del villaggio, Bulgini ha selezionato una serie di simboli berberi da utilizzare come decorazione per la parte superiore piramidale dei quattro pilastri del basamento di un traliccio dell'elettricità, che si affaccia come un monumento sulla meravigliosa valle di Asni. Bulgini ha alterato il suo basamento con l'azzurro, colore che ha contraddistinto la base cromatica delle sue scale. Le intersezioni delle assi di ferro costituenti la struttura del traliccio, formano tanti triangoli sovrapposti. Geometrie molto ricorrenti nella decorazione berbera. Ma più di tutti, queste forme hanno vagamente ricordato all'artista il simbolo Amazigh per eccellenza. Quello formato da due archi contrapposti verso l'esterno tagliati verticalmente da una linea retta. Questo simbolo rappresenta l'uomo libero a braccia alzate in segno di vittoria. La spinta verticale, gli ricordava visivamente anche una scala stilizzata che, fissa su quattro punti a terra, si spinge verso il cielo. Del traliccio ne viene dunque rinforzata la sua monumentalità nel paesaggio, rispetto al quale, i toni freddi dei suoi basamenti dialogano per contrastano con i caldi toni rossastri di questa meravigliosa terra.