La ricerca sviluppata da Andrea Nacciarriti per Atla(s)now si è basata sul concetto di fossilizzazione dell’identità berbera. Una serie di interventi incatenati l’uno all’altro si sono posti utopicamente a supporto di una tradizione prettamente orale e a rischio di dissoluzione. [download pdf][ leggi tutto ]
Spingendo la comunità locale stessa a prendere parte attivamente a tale processo, l’artista ha ragionato sull’indipendenza della loro identità, facendo leva sull’etimologia originaria del termine “berbero”, Imazighen, ovvero uomini liberi.
Per introdurre la comunità al concetto di fossilizzazione, Nacciarriti ha iniziato da un’azione urbana che lo ha visto rimuovere dai muri e pietre quei graffiti nei punti del villaggio più trafficati e frequentati dai turisti. Un’azione strumentale che ha visto coinvolgere un numero sempre più ampio di persone, dagli adulti ai bambini, che sono spontaneamente accorsi ad aiutarlo. L’obiettivo era dimostrare loro la vicinanza a quella che abbiamo compreso essere una piaga sofferta dal villaggio per via dell’intenso turismo che, transitando di lì per intraprendere il percorso di trekking verso la vetta del monte Toubkal, spesso comprende persone che deturpano muri e pietre.
A questa azione, ne sono seguite altre che hanno invece costituito il corpo di lavoro prodotto in loco, come ad esempio le lettere e le storie legate alla loro identità Berbera che l’artista ha chiesto di scrivere alle ragazze dell’associazione “Education for all” nel villaggio di Asni, sottolineando un aspetto di responsabilità partecipata nella preservazione della memoria, in un luogo specifico in cui si ospitano ragazze provenienti dalle comunità rurali delle montagne dell'Alto Atlante, dando loro l’opportunità di proseguire la formazione oltre la scuola elementare.
Le lettere provenienti da questo “cocoon” sono diventate doni offerti ad alcuni membri maschili della comunità di Imlil, a cui è stato affidato il compito di preservarli. Qualunque fosse il modo, l’artista ha chiesto che gli venisse comunicato e documentato come elemento reale di cristallizzazione della loro identità.
Tracce visitabili di queste lettere si possono oggi trovare in negozi, case private, ristoranti, mentre quelle più effimere, come le lettere lasciate in contesti paesaggistici dalle guide di montagna, saranno alla mercè del tempo o di qualche fortunato di passaggio lì per caso.
Declinandosi in questo modo, il lavoro di Nacciarriti ha permesso ad Atla(s)now di diffondersi ulteriormente nella vita reale di quest’area, coinvolgendo nella sua attività l’entusiasmo delle persone e delle associazioni che operano per lo sviluppo dei rispettivi Douar circostanti.
Infine, tale processo ha prodotto nel tempo il substrato su cui si è costruita la performance di Nacciarriti che rimane documentata in una straordinaria opera video, realizzata con la partecipazione e collaborazione di tutti i membri dell'associazione Tiwizi e del suo presidente, Hassan Edderjoune, esposta nei suoi spazi del villaggio di Asni durante la biennale di Marrakech come una delle tappe del Bus di alta(s)now in marcia verso tutte le stazioni del suo museo diffuso.
L'artista, insieme agli adulti, giovani e bambini dell’associazione, in una sorta di cut-up da canzoni berbere esistenti, ha costruito un inno che utopicamente è diventato quello nazionale Berbero, da cui a sua volta è nata l’idea di un workshop con i bambini della scuola di Imlil a cui l’artista, raggruppandoli insieme, ha fatto riprodurre i caratteri dell’alfabeto berbero. Alchemica la collaborazione con l’associazione Tiwizi nel costruire qualcosa che fosse profondamente legato all’identità berbera di quest’area, essendo l’associazione concentrata a migliorare le condizioni di vita della popolazione berbera locale attraverso un approccio fortemente collegiale, da cui il significato della parola berbera Tiwizi deriva: è tutto merito di solidarietà, volontariato e lavoro di comunità.
Sull’onda dunque di questo clima collettivo, il testo, scritto in caratteri berberi, cantato e suonato con lo stesso cerimoniale riservato ad una nazionale che gioca la sua partita ai mondiali, ha fatto da cornice, dunque, ad un incontro di calcio nel campo dell’associazione Tiwizi, giocato su un terreno di polvere di luce gialla, su cui con del gesso è stato tracciato il simbolo fondante della cultura amazigh. Nei 60 minuti di partita, accompagnati da canti e tifo, le corse dei 14 giocatori hanno in parte cancellato quel bianco simbolo, mescolandolo a quella polvere d'oro che si alzava nel cielo.
(Testo di Alessandro Facente)